La mia dolce e calda cognatina - Firenze Trasgressiva

La mia dolce e calda cognatina - Firenze Trasgressiva

Questa storia si riferisce ad un avvenimento accadutomi diversi anni fa, mentre stavo con Veronica, una gran bella ragazza che tra le altre cose aveva due sorelle Carla e Paola, più piccole di lei, ma da sempre quella che ha turbato le mie fantasie più recondite è Paola, una bella morettina, non eccessivamente alta ma con tutte le curve al posto giusto. La ricordo che col passare degli anni ha cominciato a sviluppare un seno davvero notevole e i fianchi si sono cominciati a modellare formando delle curve che disegnano un sedere pressocchè perfetto. Mano a mano che cresceva e si sviluppava io mi sentivo sempre più turbato in quanto lei assumeva dei toni che la rendevano sempre più provocante ed il suo modo di vestire mi creava degli scombussolamenti fisiologici ed ormonali causandomi delle erezioni da paura. Adorava le mini gonne che le mettevano in risalto le sue gambe ambrate e depilate anche in inverno ed adorava indossare dei top senza l' ombra di reggiseno con dei decollete che facevano la felicità dei miei occhi. Passando gli anni mi sottoponevo a questa tortura, guardare, desiderare e non toccare. Finchè...
Un giorno io e Veronica andammo a vivere insieme verso il centro della città, mentre i miei suoceri rimasero nel solito paesino di provincia. Si dava il caso che la mia nuova abitazione era a due passi dalla scuola frequentata da Paola per cui mio suocero mi chiese la cortesia se sarebbe potuta stare da me per la settimana per evitarle i continui andirivieni. Io acconsentii anche perché lei va molto d'accordo con Veronica Cominciò la scuola e lei venne da me non sto a dire come il mio attrezzo era in perenne erezione vedendola sempre per casa con i suoi mini short e i suoi top da sballo. Un giorno Veronica non era in casa in quanto era andata con la madre a svolgere delle commesse e rimase solo Paola in casa, preferì non uscire in quanto aveva da studiare. Io rincasai da lavoro e la vidi chiesi di Veronica e lei mi riferì. Subito pensai che sarebbe stata la mia occasione. Solitamente quando rincasavo era uso che facessi una doccia e siccome sono un tipo meticoloso ero solito prepararmi tutto prima che entrassi in bagno, ma quella volta, guarda un po', avevo dimenticato di prendere l' accappatoio. Entrai in bagno e chiusi la porta, "dimenticandomi" di fare qualche girata di chiave. Mi feci la barba dopodiché mi misi sotto la doccia. L'acqua calda scivolava sul mio corpo mi attizzava sempre più ed il mio cazzo cominciava a sollazzarsi pensando a quello che si stava per verificare. Freddamente e lucidamente cominciai a fare un po' di training autogeno affinché trovassi la forza mentale per realizzare praticamente quello che avevo sempre bramato da tanti anni.
Una volta pronto la chiamai, chiedendole se gentilmente mi avrebbe potuto portare
l'accappatoio che si trovava al solito posto ovvero nel mio armadio. Lei, nonostante fosse un tipo molto affascinante e il modo di vestirsi alquanto libero, era un tipino dal senso del pudore molto radicato. Così quando avanzai la mia richiesta lei rimase un po' spiazzata e prese del tempo fingendo di non capirmi, al che le ripetei la mia richiesta e lei un po' colpita mi disse: "Ma come te la porto?"
le risposi "Non ti preoccupare, ti apro".
Era quasi fatta, stavo giocando un po' al gatto col topo. Lei andò nella mia camera, prese l'accappatoio, bussò alla mia porta dicendomi "Ecco, l'accappatoio"; le dissi fingendo "Puoi entrare la porta è aperta, non posso venire a prendermelo sono sotto l'acqua e non ti preoccupare c'è la tenda doccia chiusa". Di fronte alla mia affermazione si sentì un tantino rassicurata entrò per poggiare l' accappatoio sul lavandino, ma siccome il lavabo era a pochi centimetri dalla doccia non potè fare a meno di notare che la tenda doccia non era chiusa come le avevo detto, ma era del tutto spalancata ed io mi trovavo sotto l'acqua che mi colava in tesa trasformandomi in una fontana umana. Lei rimase colpita dalla scena e allo stesso tempo, quasi inconsciamente, come un desiderio recondito della sua mente, gli occhi le caddero sul mio coso in perfetta erezione. Fu un lampo, la guardai e non potè nascondere l'imbarazzo, ma il suo volto oltre che l'imbarazzo rivelava un pizzico di eccitazione mal celata. "Non ti preoccupare" le dissi "non ti mangio mica". lei tentò di guadagnare la porta, ma io fui lesto a prenderla per un braccio e tirandola verso di me le dissi "Ti ho sempre desiderato"; non le diedi nemmeno il tempo di pensare che la mia lingua già si trovava nella sua bocca. Non oppose alcuna resistenza, del resto non aveva avuto alcun tipo di esperienza con ragazzi e quindi per lei rappresentava una prima volta e il gusto della novità le faceva aumentare l'eccitazione. Cominciò a dimenare la lingua come un'ossessa senza sapere di preciso come fare, ma domatala cominciai a guidarla io e mi resi conto che la sua eccitazione cresceva sempre più dallo spessore dei suoi capezzoli, che avevo sempre desiderato e che ora si trovavano a contatto col mio petto bagnato. Non potrò mai dimenticare indossava un mini short blu del tutto aderente che le fungeva quasi da culotte esaltando le sue natiche e quel triangolo racchiuso tra le cosce. Sopra aveva un top che le lasciava l'ombelico scoperto e le tette in bella mostra. La tirai sotto la doccia ancora vestita, continuando a tenere la mia lingua nella sua bocca e mentre le mie mani tormentavano le sue tette. Gli sfilai una tetta dal top e cominciai a leccarla avidamente, mentre l'acqua della doccia colava su di noi. Il mio uccello penzolava tra le mie cosce bramoso di figa, quando sentii una mano calda e sottile qual era quella di Paola afferrarlo, dimenandolo su e giu. Le sfilai del tutto il top e quel seno che avevo visto lievitare era davanti ai miei occhi splendendo della sua magnificenza, con due belle poppe a cono sovrastate da due capezzoli scuri e turgidi. Le leccai non so quante volte, per rifarmi di tutte quelle volte che le avevo desiderate e per loro mi ero fatto delle seghe. Cominciava ad impazzire di piacere ed i suoi mugolii mi eccitavano sempre più accrescendo la mia azione. Le infilai la mano nei mini short, il bottone che li teneva volò via, talmente erano attillati e proseguii nella mia azione di ricerca della figa. Infilai la mano nello slippino color bianco crema che aveva un velo sul davanti e cominciai a tormentare i peli del pube. Non era eccessivamente pelosa, ma nella quantità giusta. Un bel ciuffetto scuro scuro le adornava il pube che saliva piatto senza l'ombra di grasso fino all'ombelico. Scavalcai il ciuffetto e presi stringendo tra le mie dita le labbra della sua figa come se avessi voluto prendermele per sempre e cominciai ad aprirle tormentandole il clitoride. Lei era impazzita dal piacere e nell'eccitazione diceva frasi del tipo "Scopami non ce la faccio più, l'ho sempre desiderato". Ero sicuro che le piacevo da sempre. Le toccavo la figa e lei godeva, raggiunse il primo orgasmo della sua vita in meno di due minuti. Mi chinai mettendomi in ginocchio sul piatto doccia e scostatele le mutandine cominciai a farle la sua prima leccata. Partivo dal clitoride ed arrivavo allo sfintere del culo e da lì fino al clitoride per una decina di volte facendola godere come una mula. L'acqua della doccia continuava a bagnarci ed i suoi capelli erano fradici. Inaspettatamente si chinò ci demmo un bacio entrambi chinati, dopodiché mi chiese di alzarmi e prese il mio uccello tutto in bocca. Si vedeva che era inesperta, ma con un buon addestramento sarebbe diventata un'abile pompinara. La sua lingua si dimenava su e giù per la mia asta fin sul glande e da lì di nuovo giù. Fece questo per tre quattro minuti dopodiché io impazzito di eccitazione la presi e la rivolsi con le spalle verso di me la chinai un po', e la penetrai spostandole dolcemente lo slip, senza sfilarglielo. Mi eccitava di più così. Era tutta bagnata e il mio uccello entrava ed usciva con facilità dalla sua figa ben lubrificata nonostante fosse la prima volta. Dopo un po' cambiammo posizione e la feci sedere sul lavandino con le gambe ben aperte e la figa ben in mostra. Glielo infilai di botto e godette come un'ossessa. Le dava dei colpi dosati e decisi che la portarono rapidamente verso il secondo orgasmo. Non completamente soddisfatto, la feci rigirare e la feci mantenere sul lavandino con le mani le allargai le gambe e cominciai a leccarle il culo. Eh che culo !! Presi un po' di bagnoschiuma per ridurre l'attrito e gliene misi un po' sullo sfintere e un po' sul mio glande. Cominciai a spingere sul suo buchino, che era molto stretto.
Lei avvertiva dolore e mi chiedeva di smetterla col culo ma di pensare alla figa, le dissi:
"Pazienta un attimino e dopo mi ringrazierai di non essermi fermato".
Insistevo con certosina pazienza sul suo buchino, finché cedette ed un po' del mio cazzo entrò nel suo culo. Mano a mano entrava sempre più e lei si inarcava per riceverlo meglio. Dopo un po' me la sifonavo allegramente nel culo e lei mi diceva "Non fermarti continua". Me la scopai un po', finché non ce la feci più. Dovevo esplodere. Decisi di arrivarle in bocca e sul viso. La feci chinare e cominciai a dimenarmi l'uccello negli ultimi colpi. Lei aspettava vogliosa il mio nettare. Sgorgò copioso e le arrivò sulle labbra, glielo infilai in bocca e continuai a sborrarle in bocca, la feci rialzare e le ultime gocce le riservai per i peli della figa. Avevo sempre desiderato farlo, perché me li ero sempre immaginati. Da quel giorno, Paola mi ha cercato più spesso, abbiamo scopato altre due volte. Poi l'anno scolastico è finito...


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